La FIA minaccia di lasciare la Francia a causa delle tasse elevate
L'organo di governo della Formula 1, la FIA, ha sede a Parigi, in Francia, da 120 anni. In un comunicato, la FIA spiega che rimanere a Parigi ha molti vantaggi, ma è quasi costretta ad andarsene.
Per molto tempo, la sede della Fédération Internationale de l'Automobile (FIA) è stata situata nella capitale francese, Parigi. Ci sono anche uffici a Ginevra, in Svizzera. Per continuare a crescere in Francia, la FIA ha bisogno di uno status giuridico specifico, ma al momento non ce l'ha.
La FIA vede pochi vantaggi nel rimanere in Francia.
In una dichiarazione, Xavier Malenfer, direttore delle relazioni istituzionali e internazionali della FIA, ha spiegato la situazione attuale. "Senza un chiarimento, con il riconoscimento di uno status specifico per le federazioni sportive internazionali, ci sono poche speranze di vedere le attività della FIA svilupparsi ulteriormente, nonostante tutti gli innegabili vantaggi di Parigi. L'esecutivo francese aveva cercato, alla fine del 2023, di inserire nel bilancio 2024 una legge con disposizioni fiscali per attirare in Francia le federazioni sportive internazionali riconosciute dal CIO, a partire dal calcio. Ma lo scorso dicembre, il Consiglio Costituzionale ha censurato il regime fiscale vantaggioso, adducendo l'uguaglianza davanti alle tasse. Questo ha scoraggiato la creazione di alcune federazioni".
"Il principale freno individuato per questa attrattiva francese è l'assenza di uno status giuridico specifico per le federazioni internazionali. Secondo la legge francese, infatti, esse hanno lo status di associazioni e non possono essere considerate né organizzazioni internazionali né società. Questo ha conseguenze concrete sulle loro attività, sulla tassazione e, in ultima analisi, sul loro interesse a essere presenti in Francia, spiegano le organizzazioni. Chiedono maggiore chiarezza e visibilità da parte della Francia riguardo al regime legale, sociale e fiscale che si applicherà loro", ha continuato Malenfer. Anche la FIFA, l'ente di riferimento per il calcio, è preoccupata per questa situazione.